Sport a porte chiuse: siamo sicuri che non si possa fare meglio di così?

Antonio Pavolini
2 min readMay 24, 2020

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Non siamo in molti ad aver sbirciato le prime partite di Bundesliga, l’unico campionato di calcio europeo di alto livello ad aver ripreso l’attività dopo la fase più acuta dell’emergenza Covid-19.

Chi lo ha fatto, come me, ha avuto la sensazione di un compito ben eseguito. Si gioca a porte chiuse ovviamente, ci sono (pochi) contatti ma l’agonismo è minimamente credibile, le condizioni di sicurezza sembrano esserci, si può persino tifare e persino esultare a casa per la propria squadra del cuore (nel mio caso l’Union Berlin, ma questo interessa a pochi).

La sensazione prevalente peraltro rimane quella di una grande tristezza. Gli unici suoni che si sentono sono le voci dei giocatori, le grida degli allenatori, il fischio dell’arbitro. Quello che manca più di ogni altra cosa è la comunicazione tra gli spettatori (ovunque essi si trovino) e i protagonisti.

Negli USA, dove stanno meditando se e quando far ripartire la stagione della NHL, la massima lega di Hockey su Ghiaccio, stanno pensando di rendere il prodotto televisivo più appetibile, con qualche accorgimento tecnico. Più telecamere, maggiore enfasi sulle voci dei protagonisti, cose del genere.

Quasi per scherzo qualche tempo fa, su facebook, proposi l’invenzione di una app per smartphone, che avrebbe permesso agli spettatori, con soli tre tasti, di veicolare durante la partita almeno tre stati d’animo in tempo reale: il sostegno (per una delle due squadre, impostata all’inizio), il disappunto o la protesta per una azione di gioco andata male, l’esultanza o l’approvazione (per un gol, un rigore concesso, eccetera). Degli altoparlanti sul campo avrebbero riprodotto il suono del pubblico in relazione alla trasmissione di quegli stati emotivi, e i giocatori li avrebbero ascoltati. Non so bene con quali risultati sul campo, ma sicuramente vivacizzando almeno il prodotto televisivo che, non dimentichiamolo, è ancora la fonte di ricavi principale dell’industria degli sport professionistici.

Giustamente la proposta finì in una risata tra amici. Ma forse qualcosa vale la pena di provarla. Di sicuro non si può pretendere di considerare l’attuale sport a porte chiuse una esperienza soddisfacente. Se qualcuno ha delle idee migliori le tiri fuori,dunque. Perché così è davvero una pena, ne converrete.

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